Introduzione
Sempre più pazienti riportano un’ansia marcata nel percorrere lunghi tratti di strada o autostrada, in particolare la Strada Statale 148 (Pontina) che collega Latina a Roma, notoriamente priva di spazi di sosta frequenti e con lunghi segmenti senza vie di fuga.
Questo fenomeno rientra nelle forme specifiche di ansia situazionale ed è strettamente connesso ai meccanismi di percezione del controllo, dell’imprevedibilità e dell’impossibilità percepita di ottenere aiuto in caso di malessere.
Quando una strada diventa “minacciosa”
La reazione ansiosa nasce da una combinazione di fattori:
1. Perdita percepita di controllo
La persona teme di non poter gestire eventuali sintomi: tachicardia, capogiri, tensione, difficoltà a respirare.
Su strade come la Pontina, dove è difficile accostare o fermarsi, il cervello interpreta la situazione come non sicura, anche se oggettivamente non esiste un pericolo reale.
2. Assenza di vie d’uscita
La difficoltà di sostare, la mancanza di piazzole o la distanza tra gli svincoli attiva le stesse reti neurali coinvolte nella claustrofobia e nell’agorafobia.
Il cervello elabora la situazione come “sono bloccato qui”.
3. Attivazione dell’amigdala e delle reti di allerta
L’esperienza di guidare senza zone di fuga fa partire una risposta di iper-vigilanza:
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l’amigdala amplifica le sensazioni corporee,
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la corteccia prefrontale fatica a regolare l’ansia,
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l’insula aumenta la percezione interna del battito cardiaco, della respirazione e della tensione.
4. Anticipazione catastrofica
Prima ancora di mettersi in auto, molte persone immaginano:
“E se mi sento male?”,
“E se mi prende un attacco di panico e non posso accostare?”.
Questo ciclo percorre le stesse dinamiche dell’ansia da prestazione.
5. Condizionamento
Basta un singolo episodio di forte ansia durante la guida perché la strada venga associata a un pericolo interno.
Alla successiva esposizione, l’organismo reagisce automaticamente con allarme.
Perché la Pontina è così frequentemente associata all’ansia
Dal punto di vista clinico, il territorio di Latina mostra un pattern ricorrente:
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lunghi tratti a scorrimento veloce senza possibilità di fermarsi;
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traffico intenso che limita la possibilità di “fuga”;
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episodi di cronaca che rinforzano l’idea di una strada pericolosa;
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molti pendolari costretti a percorrerla quotidianamente.
Il risultato è una iper-sensibilizzazione del sistema di minaccia.
Cosa accade nel cervello
La letteratura scientifica colloca questa forma di ansia tra le reazioni situazionali con componente panicosa. A livello neurobiologico:
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amigdala → attiva la risposta di allarme;
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insula → amplifica la percezione dei sintomi fisici (“sentirsi come se qualcosa non andasse”);
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corteccia prefrontale → fatica a calmare il sistema perché percepisce un contesto non controllabile;
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sistema nervoso autonomo → accelera battito, respirazione e tensione muscolare.
Questo mix crea la sensazione soggettiva di “non posso farcela”, anche quando la persona guida abitualmente senza problemi in altri contesti.
Intervento terapeutico: il modello cognitivo-comportamentale
La terapia più efficace, secondo le evidenze internazionali, è quella cognitivo-comportamentale (CBT) con un protocollo specifico per le fobie situazionali e l’ansia da guida.
Gli elementi centrali sono:
1. Ristrutturazione delle interpretazioni catastrofiche
Si lavora sui pensieri automatici:
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“Se mi prende l’ansia, perdo il controllo”
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“Non posso accostare, quindi sto in trappola”
L’obiettivo è renderli più realistici e funzionali.
2. Esposizione graduale e controllata
Si crea una gerarchia progressiva:
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tratti brevi, orari tranquilli, con una persona di supporto;
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tratti più lunghi, guida autonoma;
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simulazioni immaginative e in vivo.
La ripetizione riduce l’iper-attivazione delle aree cerebrali dell’allarme.
3. Gestione dei sintomi fisici
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respirazione diaframmatica,
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tecniche di grounding,
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tolleranza alle sensazioni corporee.
4. Riduzione dei comportamenti di sicurezza
Come:
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continuo controllo delle uscite,
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telefonate per rassicurarsi,
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evitare i tratti più “vuoti”.
La terapia insegna che l’ansia può essere tollerata e diminuisce spontaneamente.
Conclusioni
L’ansia di affrontare la Pontina o altre strade “chiuse” è un fenomeno reale, spiegabile e trattabile.
Non dipende da incapacità di guida, ma da processi neuropsicologici che distorcono la percezione del rischio.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale permette di recuperare sicurezza, autonomia e libertà negli spostamenti.
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