Dott. Leonardo Roberti

Ansia di affrontare la Pontina a Latina e le grandi arterie stradali: meccanismi neuropsicologici e intervento cognitivo-comportamentale

Introduzione

Sempre più pazienti riportano un’ansia marcata nel percorrere lunghi tratti di strada o autostrada, in particolare la Strada Statale 148 (Pontina) che collega Latina a Roma, notoriamente priva di spazi di sosta frequenti e con lunghi segmenti senza vie di fuga.
Questo fenomeno rientra nelle forme specifiche di ansia situazionale ed è strettamente connesso ai meccanismi di percezione del controllo, dell’imprevedibilità e dell’impossibilità percepita di ottenere aiuto in caso di malessere.

Quando una strada diventa “minacciosa”

La reazione ansiosa nasce da una combinazione di fattori:

1. Perdita percepita di controllo

La persona teme di non poter gestire eventuali sintomi: tachicardia, capogiri, tensione, difficoltà a respirare.
Su strade come la Pontina, dove è difficile accostare o fermarsi, il cervello interpreta la situazione come non sicura, anche se oggettivamente non esiste un pericolo reale.

2. Assenza di vie d’uscita

La difficoltà di sostare, la mancanza di piazzole o la distanza tra gli svincoli attiva le stesse reti neurali coinvolte nella claustrofobia e nell’agorafobia.
Il cervello elabora la situazione come “sono bloccato qui”.

3. Attivazione dell’amigdala e delle reti di allerta

L’esperienza di guidare senza zone di fuga fa partire una risposta di iper-vigilanza:

  • l’amigdala amplifica le sensazioni corporee,

  • la corteccia prefrontale fatica a regolare l’ansia,

  • l’insula aumenta la percezione interna del battito cardiaco, della respirazione e della tensione.

4. Anticipazione catastrofica

Prima ancora di mettersi in auto, molte persone immaginano:
“E se mi sento male?”,
“E se mi prende un attacco di panico e non posso accostare?”.
Questo ciclo percorre le stesse dinamiche dell’ansia da prestazione.

5. Condizionamento

Basta un singolo episodio di forte ansia durante la guida perché la strada venga associata a un pericolo interno.
Alla successiva esposizione, l’organismo reagisce automaticamente con allarme.


Perché la Pontina è così frequentemente associata all’ansia

Dal punto di vista clinico, il territorio di Latina mostra un pattern ricorrente:

  • lunghi tratti a scorrimento veloce senza possibilità di fermarsi;

  • traffico intenso che limita la possibilità di “fuga”;

  • episodi di cronaca che rinforzano l’idea di una strada pericolosa;

  • molti pendolari costretti a percorrerla quotidianamente.

Il risultato è una iper-sensibilizzazione del sistema di minaccia.


Cosa accade nel cervello

La letteratura scientifica colloca questa forma di ansia tra le reazioni situazionali con componente panicosa. A livello neurobiologico:

  • amigdala → attiva la risposta di allarme;

  • insula → amplifica la percezione dei sintomi fisici (“sentirsi come se qualcosa non andasse”);

  • corteccia prefrontale → fatica a calmare il sistema perché percepisce un contesto non controllabile;

  • sistema nervoso autonomo → accelera battito, respirazione e tensione muscolare.

Questo mix crea la sensazione soggettiva di “non posso farcela”, anche quando la persona guida abitualmente senza problemi in altri contesti.


Intervento terapeutico: il modello cognitivo-comportamentale

La terapia più efficace, secondo le evidenze internazionali, è quella cognitivo-comportamentale (CBT) con un protocollo specifico per le fobie situazionali e l’ansia da guida.

Gli elementi centrali sono:

1. Ristrutturazione delle interpretazioni catastrofiche

Si lavora sui pensieri automatici:

  • “Se mi prende l’ansia, perdo il controllo”

  • “Non posso accostare, quindi sto in trappola”

L’obiettivo è renderli più realistici e funzionali.

2. Esposizione graduale e controllata

Si crea una gerarchia progressiva:

  • tratti brevi, orari tranquilli, con una persona di supporto;

  • tratti più lunghi, guida autonoma;

  • simulazioni immaginative e in vivo.

La ripetizione riduce l’iper-attivazione delle aree cerebrali dell’allarme.

3. Gestione dei sintomi fisici

  • respirazione diaframmatica,

  • tecniche di grounding,

  • tolleranza alle sensazioni corporee.

4. Riduzione dei comportamenti di sicurezza

Come:

  • continuo controllo delle uscite,

  • telefonate per rassicurarsi,

  • evitare i tratti più “vuoti”.

La terapia insegna che l’ansia può essere tollerata e diminuisce spontaneamente.


Conclusioni

L’ansia di affrontare la Pontina o altre strade “chiuse” è un fenomeno reale, spiegabile e trattabile.
Non dipende da incapacità di guida, ma da processi neuropsicologici che distorcono la percezione del rischio.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale permette di recuperare sicurezza, autonomia e libertà negli spostamenti.

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