Giovani chiusi in casa a Latina: ritiro sociale, scuola e ansia. Cosa sta succedendo?
Negli ultimi anni, anche a Latina sempre più genitori chiedono aiuto perché i figli non escono più di casa: non vanno a scuola, rifiutano lo sport, evitano gli amici, invertendo il ritmo sonno–veglia e passando le giornate chiusi in camera.
Non si tratta di “pigrizia” o di semplice svogliatezza: in molti casi parliamo di ritiro sociale volontario, un fenomeno che la letteratura internazionale definisce spesso con il termine giapponese hikikomori.
In questo articolo vediamo che cosa significa, quali dati abbiamo in Italia e a Latina e cosa possono fare concretamente le famiglie e la scuola.
1. Hikikomori e ritiro sociale: di che cosa parliamo
Con ritiro sociale volontario si intende una condizione in cui un ragazzo o un giovane adulto:
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riduce in modo drastico le uscite di casa
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interrompe gradualmente scuola, sport, attività sociali
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passa la maggior parte del tempo chiuso nella propria stanza
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mantiene i contatti quasi solo tramite internet o videogiochi
Quando questa situazione si prolunga per mesi e comporta una significativa compromissione della vita scolastica, relazionale e familiare, possiamo trovarci di fronte a un quadro di tipo hikikomori. Istituto Watson
Non è:
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semplice timidezza
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introversione caratteriale
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una “fase” passeggera che si risolve da sola
Spesso dietro il ritiro troviamo ansia intensa, vergogna, paura del giudizio, episodi di bullismo, fatiche scolastiche, e talvolta sintomi depressivi.
2. Cosa sappiamo sul fenomeno a Latina
Su Latina non esistono ancora dati epidemiologici ufficiali che dicano esattamente quanti ragazzi siano in ritiro sociale. Tuttavia, alcuni segnali sono molto chiari.
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Un articolo ripreso da una psicoterapeuta del territorio, che cita una notizia di Radio Luna, riportava già alcuni anni fa una ventina di casi segnalati a Latina, emersi in occasione di un incontro sul tema presso l’istituto comprensivo Frezzotti–Corradini. rosannadonofrio.it
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Più recentemente, Latina News ha dedicato un approfondimento al fenomeno hikikomori, ricordando come in Italia si stimino oltre 100.000 giovani coinvolti, richiamando i dati delle ricerche nazionali e le testimonianze dell’associazione Hikikomori Italia. latinanews.eu
Questi articoli non forniscono numeri precisi per la sola città di Latina, ma ci dicono una cosa importante: il fenomeno esiste anche qui, nelle nostre scuole e nelle nostre famiglie, e non è più una realtà distante “solo giapponese”.
3. I numeri italiani: decine di migliaia di giovani in ritiro sociale
Negli ultimi anni sono uscite alcune ricerche fondamentali sul ritiro sociale in Italia.
3.1. “Vite in disparte”: la prima grande indagine nazionale
La ricerca “Vite in disparte”, promossa dal Gruppo Abele insieme all’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, è stata la prima indagine nazionale sul ritiro sociale volontario tra gli studenti italiani. gruppoabele.org+1
Dalle proiezioni emerge che:
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circa l’1,7% degli studenti (circa 44.000 ragazzi) può essere definito hikikomori
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circa il 2,6% (circa 67.000 giovani) è a rischio grave di diventarlo volontariatotorino.it
Parliamo già, solo qui, di decine di migliaia di adolescenti e ragazzi.
3.2. Lo studio ISS–Hikikomori Italia
Una successiva ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, condotta in collaborazione con Hikikomori Italia, ha stimato circa 66.000 hikikomori nella popolazione studentesca, con una prevalenza leggermente maggiore nella fascia 11–13 anni. hikikomoriitalia.it+2Agenda Digitale+2
Combinando questi dati con quelli del CNR, diversi autori convergono su una stima indicativa: tra 50.000 e 100.000 giovani in ritiro sociale nelle scuole italiane. Orizzonte Scuola Notizie+1
3.3. “Non esco più”: lo studio su studenti 15–19enni
Uno studio pubblicato sulla rivista Epidemiologia & Prevenzione analizza il ritiro sociale volontario tra gli studenti italiani 15–19enni:
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nel 2023, circa il 2,0% degli studenti riferisce di essersi isolato volontariamente per almeno sei mesi nel corso della vita
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il “ritiro corrente” (non uscire mai di casa durante la settimana) riguarda circa l’11,3% degli studenti, in netta crescita rispetto agli anni precedenti www.epiprev.it+2www.epiprev.it+2
Questo dato ci dice che il numero di ragazzi che non escono quasi mai di casa è in aumento e riguarda anche chi è ancora formalmente iscritto a scuola.
4. Perché alcuni ragazzi a Latina si chiudono in casa
Ogni storia è unica, ma ci sono alcuni fattori ricorrenti che possono favorire il ritiro sociale:
4.1. Fattori individuali
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Ansia sociale e paura del giudizio: il timore di essere osservati, criticati, derisi
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Perfezionismo e paura di fallire: meglio non provarci che rischiare di “sbagliare”
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Esperienze di bullismo o esclusione a scuola o nello sport
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Sensibilità emotiva molto alta, che rende faticosi i contesti rumorosi, competitivi, affollati
4.2. Fattori scolastici
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pressioni forti su rendimento, voti, confronti continui con i coetanei
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poco spazio per parlare di emozioni, ansia, paure, se non quando esplode la crisi
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gestione rigida delle assenze, con il rischio di bocciare chi è già in difficoltà, invece di costruire percorsi personalizzati latinanews.eu+1
4.3. Fattori familiari e sociali
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famiglie spesso spaventate e impotenti, che alternano pazienza, rabbia, sensi di colpa
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difficoltà a riconoscere presto il problema: “è solo una fase”, “passerà da solo”
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un contesto sociale percepito come molto competitivo e giudicante, soprattutto negli anni dell’adolescenza
La pandemia COVID-19 ha funzionato, per molti, come un acceleratore: mesi di didattica a distanza, meno contatti dal vivo, più tempo in camera e online hanno reso più facile restare chiusi anche dopo la fine dell’emergenza. innovazionesociale.org+1
5. Come si manifesta il ritiro sociale nella vita quotidiana
Alcuni segnali tipici che genitori e insegnanti possono osservare:
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Scuola
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assenze sempre più frequenti
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rifiuto di entrare in classe, specialmente dopo periodi di malattia o vacanze
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calo improvviso del rendimento
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Relazioni
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riduzione progressiva delle uscite con amici
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rifiuto di partecipare a compleanni, uscite, attività sportive
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contatti limitati quasi solo via chat o online
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Routine quotidiana
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inversione sonno–veglia (di notte svegli, di giorno a letto)
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pasti consumati da soli in camera
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irritabilità o chiusura quando si tocca l’argomento “uscire”
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Famiglia
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discussioni ripetute su scuola, lavoro, futuro
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genitori divisi tra l’insistere (“devi reagire”) e il cedere per paura di peggiorare le cose
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Non tutti questi segnali, presi singolarmente, indicano un ritiro sociale strutturato. Ma quando si sommano e si stabilizzano nel tempo, è importante non aspettare anni prima di chiedere un aiuto specialistico.
6. Cosa possono fare le famiglie a Latina
6.1. Cosa evitare
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Etichettare il ragazzo come “pigro”, “viziato”, “fannullone”
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Minacciare solo punizioni: “se non vai a scuola ti tolgo tutto”
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Confrontarlo continuamente con coetanei “più bravi” o fratelli/sorelle
Questi atteggiamenti, pur comprensibili nella frustrazione, rischiano di aumentare vergogna, rabbia e chiusura.
6.2. Cosa può aiutare
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Prendere sul serio la sofferenza: non minimizzare con “è solo adolescenza”
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Aprire uno spazio di ascolto, anche breve e regolare, senza interrogatori
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Coinvolgere gradualmente il ragazzo nelle decisioni: piccoli passi concordati
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Cercare un confronto con la scuola per capire se è possibile costruire un rientro flessibile (orario ridotto, prove graduali)
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Rivolgersi a uno psicoterapeuta esperto di ansia, panico e ritiro sociale, che possa aiutare la famiglia a leggere i segnali e impostare un percorso
7. Il ruolo della psicoterapia: come si lavora sul ritiro sociale
Un percorso psicoterapeutico mirato al ritiro sociale non si limita a “convincere il ragazzo a uscire”, ma lavora su più livelli:
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Comprendere il significato del ritiro
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cosa sta cercando di evitare? giudizio? fallimento? relazioni conflittuali?
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quali paure e convinzioni ci sono dietro il “non esco”?
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Lavorare sull’ansia e sulla vergogna
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riconoscere i pensieri catastrofici (“se esco succederà qualcosa di terribile”)
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modificare le credenze rigide su sé stessi (“non valgo niente”, “sono un fallimento”)
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Progettare uscite graduali
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dall’uscire dalla stanza al muoversi in casa
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dal portone al giro breve sotto casa
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dalla singola ora a scuola al rientro più stabile
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Coinvolgere la famiglia in modo costruttivo
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aiutare i genitori a trovare un equilibrio tra comprensione e regole
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ridurre i conflitti cronici, lavorare sulla comunicazione
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Un approccio di tipo cognitivo–comportamentale e cognitivo–interpersonale permette di integrare il lavoro sui pensieri, sulle emozioni, sui comportamenti concreti (uscite, scuola, relazioni), e sulla qualità delle relazioni familiari.
8. A Latina non sei solo: chiedere aiuto è il primo passo
Il ritiro sociale è un fenomeno reale anche a Latina: le scuole, le famiglie e i servizi del territorio stanno iniziando a riconoscerlo sempre di più. Non è un problema che si “risolve da sé” se lo si lascia correre per anni, ma è possibile intervenire, soprattutto se lo si fa in tempo.
Se riconosci tuo figlio, un familiare o te stesso in questa descrizione, può essere utile confrontarsi con uno specialista.
Contatti
Dott. Leonardo Roberti
Psicologo Psicoterapeuta – Latina
Specializzato in disturbi d’ansia, attacchi di panico e ritiro sociale nei giovani
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Ricevo a Latina, presso il Centro Commerciale L’Orologio
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Tel. 340 89 14 131
Un primo colloquio serve proprio a capire insieme la situazione, valutare la presenza di un possibile ritiro sociale e programmare passi concreti e realistici per tornare – gradualmente – alla vita fuori dalla stanza.